Il Marocco di Delacroix
«(…) Ti immagino in quell’inizio del 1832: un giovanotto elegante e riservato che lascia il suo studio di Rue de Fosse Saint Germain, voltando le spalle ad una luce contenuta, impedita di esplodere da un cielo grigio e basso, una luce breve e smunta cui i parigini finiscono per abituarsi. Esci da quel quartiere e ti trovi qualche giorno dopo inondato da una luce così viva, così piena e addirittura brutale che ne sei sconvolto. E non c’è solo questo chiarore soverchiante, c’è anche la natura, i colori e i profumi dell’erba, degli alberi, dei fiori, del mare…Sei altrove, hai varcato la frontiera dell’immaginario»
Così lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun nel 2004 immaginava di rivolgere una lettera a Eugene Delacroix, il grande pittore francese che nella prima metà dell’Ottocento decise di intraprendere il suo viaggio verso la “luce”, abbandonando i risultati praticamente perfetti che aveva ottenuto con la sua pittura grandiosa, che assieme a Theodore Gericault, lo aveva consacrato uno dei maggiori esponenti del romanticismo francese. Per questo il viaggio in Marocco di Delacroix è un viaggio artisticamente avventuroso, romantico nel senso profondo, verso quell’ inscrutabile che potesse dargli stimoli desiderati. E in cambio, per arrivare a qualcosa di nuovo, si rende disposto a “rimpicciolire” i soggetti rappresentati, ad abbandonare la maestosità dei precedenti dipinti storici, si pensi a La libertà che guida il popolo, per andare a dipingere le danzatrici nei postriboli , quasi spiandole. Nel suo viaggio in Marocco Delacroix sceglie il piccolo, e si fa’ più uomo. Nei lavori che ha lasciato il viaggio, l’arte e l’uomo si mischiano e come non mai c’è l’esperienza di una persona fisica dietro le tele, che a loro volta assumono la valenza di reportage, di resoconti di viaggio, annedottici e carichi di bellezza. C’è la vita. . C’è quel rischiare qualcosa del proprio, per andare a dipingere, che per altre vie e altri linguaggi è stato di Van Gogh.
E c’è una luce nuova. Le tele cambiano. In Marocco Delacroix trova quello che cerca. Nei dipinti e negli schizzi che ha lasciato durante un viaggio durato sei mesi, la sua pittura si fa’ più chiara, in alcuni momenti addirittura abbagliante.
Realismo ed esotismo, inteso come gusto per l’ignoto, si fondono , come nelle splendide Donne di Algeri, ultimo luogo che il pittore visitò prima di tornare a casa.